Io odio descrivermi. Odio questo spazietto. Davvero, perché sto continuando a scrivere qui!? Ma in qualche modo dovevo riempire la tabellina in homepage (di cacchiate, ma va bene *coffcoff*).
Vaa bene. Mi chiamo Carolina, ho - quasi - 22 anni e non bevo da una settim-- e già non so che altro scrivere! Help... Dunque... sono alta 157 centimetri per 48 chili (sì, sono un puffo mancato, lo so), frequento il terzo anno di università e mi ritengo una ragazza come tante altre. Mi piace leggere, scrivere, guardarmi telefilm/film/serie anime, giocare al computer, fare cosplay e stravaccarmi il più possibile sul divano - cose abbastanza comuni, comunque. La mia particolarità è forse che nessuno crede che io abbia vent'anni e passa, sono ambidestra e i miei piatti preferiti sono tutti verdure verdure e ancora verdure. Non mi dilungo descrivendo la mia personalità perché a tratti non mi capisco nemmeno io e perché sono troppo pigra per continuare. Credo che poi mi descriverò meglio attraverso i post del blog. Se avrò voglia di postare nel blog.
*TSENTSENTSENTSEEEEEN*
☆ Ultime novità //
7 GEN 2013 Posso dichiarare questo coso finalmente aperto? Non lo so con certezza, spero che in ogni caso abbia una vita decisamente più lunga dei miei precedenti blog... *la svogliatezza che mi frega ogni santa volta* Per ora c'è poco o niente: qualche link a facebook e ai posti remoti del web dove potete trovarmi, una pseudografica con uno pseudologo (lo so che è molto tetro e poco accogliente, MA ACCELERATOR CI VOLEVA, CAVOLO!) e questa tabella un po' triste e vuota... spero di riempirlo al più presto! :3 Byeee! (Bye a chi!?)
☆ Amici //



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B_NORM    
view post Posted on 20/12/2016, 20:44 by: denden~Reply
C’era un difetto riguardante mio fratello maggiore che, ahimè, nella lista precedente mi ero dimenticato di elencare. Forse perchè più che un difetto si trattava di una caratteristica, un qualcosa di genuino nel suo carattere che teneva spesso lontano dagli sguardi di tutti coloro che lo guardavano con ammirazione e lo osannavano; una piccola parte della sua vera faccia, nascosta dalla sua perfetta maschera da star del palcoscenico quale era, ma che inevitabilmente tornava in superficie non appena un po’ di quel trucco, di quella creta, si scioglieva e cadeva in pezzi.
Hexerei sapeva fare maledettamente paura. In quel momento, nel subire la sua implacabile punizione per avergli inferto il dispetto della schiuma per capelli in faccia, sapevo che non fu solo l’acqua tremendamente gelida a farmi salire un potente brivido su per la schiena. Pochi secondi prima, quando non era ancora riuscito ad acchiapparmi nè a trascinarmi sotto la doccia, i suoi occhi avevano puntato dritto verso i miei, brillando di una sfumatura vendicativa e al limite del malefico. Mi aveva spinto a scappare con la coda tra le gambe, ma era stato tutto inutile: ancora una volta me l’aveva proprio fatta e quando l’acqua ghiacciata mi piovve addosso abbastanza da bagnarmi completamente la camicia, un altro tremore mi percosse e automaticamente cominciai a stringermi tra le braccia.
«Non hai il senso della misura! Così mi farai ammalare! E domani ho pure un compito!» lo sgridai, stringendomi ancora di più, stavolta stringendomi tra le ginocchia e rimproverandolo come se il maggiore dei fratelli fosse effettivamente il sottoscritto –- qualche volta non troppo rara, a dire la verità, qualche dubbio mi assaliva.
Poi lui cominciò a ridere, e proprio di gusto; una risata non costruita, non controllata, semplice e sincera, come ne avevo sentite spesso in passato, eppure sempre più di rado negli ultimi anni, per poi aumentare di nuovo dopo la nascita dei Double Trouble. Mi spiazzò, mi indignai e allo stesso tempo mi resi conto di quanto la situazione, almeno a un occhio esterno, potesse essere giocosa e ridicola: per quanto Hexerei sembrasse il vincitore della battaglia – ma non della guerra, la sua faccia non si era ancora completamente liberata della schiuma, i suoi capelli erano tutti impiastricciati e appiccicati e, nell’atto di buttarmi sotto la doccia, aveva finito anche lui per bagnarsi in gran parte camicia e pantaloni, al punto di lasciar trasparire la pelle sottostante e anche la pelle d’oca annessa.
Sembrava proprio uno... stupido. E anch’io lo sembravo. Forse lo ero proprio. Prima che me ne rendessi conto, le sue risate erano accompagnate alle mie e cominciai a ridere così forte da dovermi portare le mani alla pancia, per timore che mi scappasse lo stomaco dalla bocca. Potevamo anche essere famosi, essere idol praticamente affermati - fatto che stentavo ancora a credere -– e potevamo essere anche ormai cresciuti e vaccinati, ma rim...

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B_NORM    
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B_NORM    
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